A JoJo’s one-shot story - di Andrea D'Atri Una gondola solitaria avanzava tra la nebbia che avvolgeva il canale. Era ancora
lontana dalla luce del lampione, per cui Hol Horse riusciva a scorgerne a malapena la sagoma. Tolda ed equipaggio erano completamenti coperti dall’oscurità della notte. Il mercenario si accese una sigaretta e, dopo aver preso una lunga boccata, espirò fuori il fumo grigio, che si librò in alto e si perse nell’aria fredda di Venezia. "Ti sembra il momento di fumare" lo rimproverò Jean Jane. Hol Horse lo guardò di sbieco, limitandosi a lanciargli un’occhiata infastidita da sotto il cappello. Quello era il secondo lavoro che faceva con Jean Jane e, come la prima volta che lo aveva incontrato, quel francese lo infastidiva ogni volta che apriva la bocca. Era un tipo freddo e pignolo, quel Jean Jane, completamente l’opposto del carattere superficiale e rilassato di Hol Horse. Per fortuna, una volta finita la loro missione, non avrebbe più visto la sua brutta faccia. Hol Horse e Jean Jane erano stati incaricati dal boss della famiglia malavitosa Beicapelli di rintracciare l’assassino che aveva ucciso il figlio del boss, probabilmente un sicario pagato dalla famiglia rivale dei Beicapelli, la Saltarelli. Un killer professionista, si diceva in giro, che era portatore di uno stand chiamato Vengeance Wings, di cui però non si conoscevano i poteri. I due mercenari aspettavano appoggiati al bordo del ponte che collegava le due sponde del canale, in attesa che la gondola, su cui viaggiavano altri due portatori di stand, arrivasse da loro per aiutarli. Mentre aspettavano, Hol Horse finì la sua sigaretta. Il mercenario gettò il mozzicone ancora caldo nelle acque del canale sotto di lui ma, prima che potesse accenderne un’altra, la gondola li raggiunse e venne illuminata dal lampione vicino al ponte e quello che videro i due mercenari sulla tolda li fece gelare il sangue nelle vene. "Ma che diamine..." balbettò Jean Jane con il volto che sudava freddo. I due portatori di stand che avrebbero dovuto aiutarli giacevano sulla tolda di legno, completamente ricoperti di sangue, con mille ferite aperte sui loro corpi martoriati. I loro arti erano spezzati e dalle fratture su braccia e gambe uscivano gli spuntoni delle ossa. Hol Horse lasciò cadere la sua sigaretta spaventato. I due mercenari scesero dal ponte e si sporsero dalla riva del canale per osservare meglio l’imbarcazione e il suo defunto equipaggio. "Ehi, Hol Horse"; esclamò Jean Jane. "Uno di loro ha un biglietto in mano. Vallo a prendere". "Perché proprio io" chiese indispettito il mercenario. "Perché tu sei il numero due" rispose il francese. Già, pensò Hol Horse. Il numero due. Hol Horse agiva sempre in coppia, poiché, quando la situazione si faceva disperata, contare su una buona spalla faceva la differenza tra la vita e la morte. A volte però, avere come spalla uno stronzo del calibro di Jean Jane poteva essere parecchio fastidioso. Sospirando, il mercenario saltò sulla gondola per esaminare il biglietto, mentre il francese rimaneva tranquillo sotto la luce del lampione. L’uomo che stringeva in mano il biglietto aveva un’espressione di puro terrore dipinta sul volto, come se nei suoi ultimi istanti di vita avesse visto qualcosa di terrorizzante. Povero bastardo, pensò Hol Horse mentre strappava dalle dita morte dell’uomo il foglietto. Quello che Hol Horse lesse sulla carta stropicciata lo sorprese non poco. “Attenti alla luce”. Il mercenario aggrottò le sopracciglia perplesso. Cosa voleva dire? "HOL HORSE" gridò improvvisamente Jean Jane alle sue spalle. Hol Horse si voltò immediatamente. La scena che vide durò un solo istante ma fu spaventosa. Dall’alto del cielo scuro piovve una figura, un grande corvo nero, con gli occhi rossi e le ali avvolte da coriandoli viola e blu. Il corvo volò sotto il lampione e strinse il becco sull’ombra di Jean Jane, che la luce del lampione proiettava per terra. Quado il becco dell’uccello si chiuse al centro esatto dell’ombra, questa si piegò all’altezza della schiena, come se fosse un oggetto solido, e Jean Jane urlò dal dolore quando la sua spina dorsale di spezzò in due, nell’esatto punto in cui il corvo aveva colpito la sua ombra. Hol Horse sbarrò gli occhi terrorizzato. Quindi era questo il potere di Vengeance Wings: era capace di divorare le ombre dei suoi nemici e la stessa sorte subivano i proprietari di tali ombre. Una risata acuta tagliò il gelo della notte mentre Jean Jane cadeva al suolo. Un uomo magrissimo e altissimo raggiunse il lampione. Indossava un girovita nero da donna e delle scarpe a zeppa dello stesso colore. Il passamontagna che gli copriva il volto lasciava scoperti solo gli occhi neri come l’ossidiana. L’uomo alzò un braccio ed indicò Hol Horse, mentre Vengeance Wings si posava sulla sua spalla. “Tu sei il prossimo” diceva il suo sguardo. Hol Horse non aspettò una conferma e balzò fuori dalla barca, correndo via come un codardo, per poi gettarsi dentro il vicolo buio più vicino, dove la sua ombra si sarebbe confusa con quella delle case. Hol Horse si appoggiò alla parete di un edificio ed evocò il suo stand, The Emperor, nella mano. Hol Horse strinse i denti e si sporse dal limite del vicolo, per vedere dove si trovava il suo nemico. In quell’esatto istante, Vengeance Wings comparve di fronte a lui, gracchiando e sbattendo le ali, e lo afferrò per le spalle, sollevandolo da terra per poi scagliarlo di nuovo in strada, sotto la luce del lampione. L’assassino, intanto, camminava verso di lui. Hol Horse sparò un colpo diretto verso la sua testa. Il sicario, però, lo sorprese ancora una volta, schivando il proiettile piegando semplicemente la testa di lato. Così, infine, raggiunse la sua vittima e si fermò a pochi metri da lui. "Ti prego, risparmiami" lo implorò Hol Horse vedendosi messo alle strette. Quando non poteva vincere il suo avversario e la fuga non funzionava, Hol Horse non si sarebbe risparmiato alcuna umiliazione pur di aver salva la vita. L’assassino sembrò sorridere sotto il passamontagna ed alzò un braccio per dare l’ordine al suo stand di attaccare, quando qualcosa lo afferrò per un piede, richiamando la sua attenzione. Era Jean Jane che, seppur ferito e con la schiena a pezzi, si era trascinato a gattoni fino al portatore di stand nemico e lo stava strattonando per una gamba. Il sicario si divincolò dalla sua presa infastidito e gli calpestò la faccia con l’altro piede. Fu una breve distrazione ma tanto bastò ad Hol Horse. Mentre il francese moriva sotto il piede del sicario, Hol Horse richiamò il proiettile che aveva sparato e lo fece tornare indietro, proprio attraverso la fronte del sicario, dalla cui testa partirono schizzi di cervello misti ai frammenti del suo cranio. La stessa fine fece il suo stand pennuto. Hol Horse si alzò da terra e sorrise di fronte ai corpi morti del sicario e di Jean Jane. "Grazie tante, partner" disse a quest’ultimo togliendosi il cappello in segno di rispetto. Come già detto, non era male essere il numero due. Fine
1 Commento
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Le leggeremo e se le riterremo abbastanza buone, le aggiungeremo alla pagina! (potete scriverle come anonimi o non).
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